L’intellettuale dell’elettronica, uno dei personaggi più enigmatici, astrusi e controversi del panorama musicale e non, il “musicista cosmico” ritorna con nuovo materiale dopo 5 anni dall’ottimo “Shadowlands”. “Ritorno” è un eufemismo perché la sua produzione è faraonica ed incessante, tra live, antologie e rarities…A festeggiare il suo 70esimo compleanno il guru dell’elettronica lavora su “Silhouettes” mirando all’austerità sonora ed effettistica, come lui stesso ci presenta: “una riduzione alle cose essenziali, nessuna grande distrazione, niente per forzare l’attenzione in una certa direzione, nessun effetto principale o espedienti, niente fronzoli o ritmi dominanti. Era importante per me dipingere le immagini nella profondità dello spazio, i campi sonori della tensione e dell’atmosfera “. L’iniziale titletrack ben sintetizza il concept nell’avvicendamento di lunghi pad e terminali aperture al moog ed ai loop che lo hanno reso celebre. Dipinge spazi cosmici come nessun’altro ed in questo è possibile contemplarne la bellezza nella successiva “Der lange blick zuruck”, in cui ermetiche melodie, come fossero dilatatissimi cambi di note, ne fanno avvertire la bellezza di quanto inizialmente rappresentato. Le atmosfere hanno un accenno drammatico nella generale sensazione di meraviglia e stupore. Anche qui con il passare dei minuti il pezzo incrementa e si rinvigorisce di accenni più ritmici e percussivi per poi ricongiungersi agli amati chorus. “Quae simplex” veste di texture familiari i mondi in cui siamo ormai immersi ed ipnotizzati. L’ultimo capitolo dell’album sembra volerci condurre nel soggiorno, aprire l’ultima porta di uno spazio da abbracciare, quello definitivo… ma si resta ancora sospesi e precari. Finisce così l’ennesimo viaggio cosmico proposto da Klaus, che  a differenza di Jarre non lascia alcuno spazio al respiro mondano e godereccio delle melodie e delle contaminazioni pop. Viaggiare con Klaus Schulze vuol dire immergersi totalmente nella dilatazione delle frequenze che ipnotizzano e contemplano la vastità della tavolozza di manopole che armeggia con ormai celebre maestria e  gusto. Non ho trovato nuovi spunti compositivi e sonori ma il disco bene sintetizza la raffinatezza della sua Opera intera.
Best tracks: “Silhouettes”, “Der lange blick zuruck”. 8/10