Il fenomenale polistrumentista sudafricano, noto per essersi ritagliato una parentesi nel lungo decorso degli Yes, esce dall’oblio del rock (dedicatosi esclusivamente alle Colonne Sonore) e produce il suo album solista dopo 11 anni dallo strumentale e variopinto “Jacaranda”. Si coadiuva del solo e fido batterista Lou Molino e scrive tanta nuova musica, di difficile definizione perché spazia nei generi più diversi. “Big mistakes” è la giusta opener, rock puro con tanto di refrain accattivanti, sentire la sua voce, quei cori, e quel solo elettrico ed elettrizzato finale rimanda subito al periodo eighties degli Yes (quel “90125”). “Push” ci dà una dimostrazione della sua abilità tecnica (pianoforte o chitarra non fa differenza) dentro un pezzo ben costruito e molto articolato, un folk-rock in cui intervengono addirittura mandolini e violini (di Charlie Bisharat), e la batteria di Vinnie Colaiuta. In “Oklahoma” esce fuori la sua esperienza in Colonne Sonore: pezzo dal sapore epico trascinato dalle orchestrazioni e poi un portentoso solo elettrico. La successiva e lunga “Paradise” contiene un lungo solo quasi slide, canti e controcanti in stile Yes e finale jazz ma non mi emoziona. Dopo la tirata ed astrusa “Thandi” in cui il buon Trevor sfoga una performance con l’elettrica al fulmicotone, si torna al folk slide di “Goodbye”. “Tumbleweed” poteva essere concepita solo dal suo genio e la sua maestria. Lungo gioco vocale che prende connotati jazzistici molto soft. “These tears” è una ballata lenta e malinconica, sapientemente costruita e suonata. Più sbarazzina “Egoli” in cui tornano le sue amate atmosfere folk. Il disco è chiuso da “Toxic”, non poteva essere un titolo migliore: un intreccio di blues e cori Yes legati dalla sua chitarra, un altro pezzo quasi inconcepibile per la sua struttura compositiva. Bello il duetto piano e violino nella bonus track “Spek & Polly” ed il jazz di “Georgia”. Insomma l’attesa è valsa, un disco ispirato e suonato divinamente, soprattutto chi ama questo musicista può restarne entusiasta.

Best tracks: “Big mistakes”, “Oklahoma”, “These tears”.  8/10